martedì 23 novembre 2010

Saffo e Catullo

A me pare uguale agli dèi
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente.
Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda,
e la voce
si perde nella lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue nelle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.

Saffo



Lui mi sembra un dio
e se non sono blasfemo - anche più di un dio
lui che ti sta seduto di fronte
e
ti guarda e ti ascolta
mentre ridi dolcemente,cosa che, me disgraziato, mi fa svenire:
sì, Lesbia, appena ti vedo non ho più un filo di voce
ma la lingua mi si paralizza,
un sottile calore mi si spande in tutte le membra,
le orecchie mi ronzano,
e la luce degli
occhi si copre di notte.

Catullo



Saffo vive tra il VII e il VI secolo a.C. in Grecia, mentre Catullo si colloca nel I secolo a.C.
Catullo apprezzava particolarmente la poetessa Saffo, tanto che, oltre a chiamare la sua amata 'Lesbia' ( Saffo nacque a Mitilene, o Lesbo), riportò nei suoi carmina alcune opere della poetessa.
Queste due poesie si somigliano molto, dato che Catullo applica il cosiddetto processo di 'emulazione', riprendendo la poesia di Saffo e applicandone modifiche originali.
Troviamo gli stessi elementi tra cui la gelosia verso la persona amata, gli stati fisici e la disperazione dei poeti a causa del tormento per l'amore non corrisposto che termina con l'offuscamento dei sensi. I due componimenti si differenziano per la preferenza sessuale degli autori, Catullo e Saffo, che paragonano il loro amore ad una divinità, perfetta in tutti i suoi aspetti. Si viene così a creare un triangolo in cui l'autore si colloca al vertice guardando in disparte la sua compagna che nella poesia di Catullo “ride dolcemente” e in quella di Saffo “ride amorosamente”, provocando in loro rabbia e agitazione. Infatti Catullo dicendosi “disgraziato” si sente svenire, mentre in Saffo il cuore comincia a palpitare velocem
ente; in entrambi vi è la sensazione della paralisi della lingua e di calore in tutto il corpo che si diffonderà in tutte le membra in particolare provocando un ronzio nelle orecchie. Ronzio che serve al poeta per isolarsi dalla situazione per alleviare le troppe sofferenze. Le due poesie sono caratterizzate da due climax ascendenti che però terminano con l'annebbiamento degli stati d'animo degli artisti che paragonano la morte alla notte.

Saffo, Charles Mengin (1877)

lunedì 15 novembre 2010

Il Pantheon


Il Pantheon (dal greco "tempio per tutti gli dei") fu costruito per la prima volta tra il 27 e il 25 a.C. in età augustea da Agrippa, amico e genero dello stesso Ottaviano Augusto. Tuttavia l'edificio che tutti noi, se ci troviamo a Roma, possiamo ammirare anche al suo interno ( voglio precisare gratuitamente!!) è quello ricostruito tra il 118 e il 125 d.C. sotto l'imperatore Adriano.
Del primo edificio rimangono l'iscrizione
"M. AGRIPPA.L.F.COS.TERTIUM.FECIT" (ovvero "Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta, edificò") e dei resti sotto l'attuale edificio.
La peculiarità del Pantheon è la sua architettura e ingegneria: il diametro della pianta (43,20 m) coincide perfettamente con l'altezza della costruzione, cosicché l'interno dell'edificio potrebbe contenere esattamente una sfera.
La cupola, innovazione architettonica, è stata edificata grazie all'invenzione del calcestruzzo.
Chi entra nel tempio percepisce due forze direzionali in dialettica tra loro: la dimensione orizzontale e quella verticale, che spinge l'osservatore a guardare verso l'alto, che rappresenta la volta celeste.
Lo spazio interno è rappresentato da un cilindro sormontato da una cupola.
La cupola è decorata da cassettoni e al centro troviamo l'oculo, che permette l'illuminazione dell'edificio. Secondo una leggenda romana grazie al cosiddetto "effetto camino" (sistema di correnti d'aria) dall'oculo non dovrebbe entrare l'acqua, ma come io stessa ho potuto constatare è soltanto una leggenda!!
Il Pantheon è stato convertito nel VII secolo in chiesa cristiana, permettendogli di sopravvivere alle spoliazioni apportate agli edifici della Roma classica dai papi.

Ermes con Dioniso bambino

L'Ermes con Dioniso bambino, scultura in marmo custodita al museo Olimpia, è un'opera che risale al IV secolo a.C..
Questa statua infrange i canoni classici della scultura greca: il dio Ermes è poggiato su un tronco e al corpo liscio e levigato si oppone il drappo di stoffa.
All'idealizzazione della figura umana Prassitele preferisce una maggiore espressività, influenzato probabilmente dal periodo di crisi affrontato dalla poleis Atene, che soltanto due anni dopo il completamento dell'opera (338 a.C. ) cadeva sotto l'impero macedone dopo più di un secolo di indiscussa egemonia nell'Attica.
La scultura è alta 230 cm e a differenza di molte opere greche, il cui originale spesso è andato perduto o distrutto, si ritiene che questa possa essere davvero l'opera scolpita da Prassitele.